Siamo sempre stati
convinti che non possa esistere un “arte” neutrale, riconducibile
cioè ad un gioco intellettuale fine a sé stesso; e come
in tutte le altre manifestazioni sociali è possibile anche qui
individuare i sottintesi presupposti ideologici.
Proprio perciò apprezziamo l'opera di Cateno Sanalitro: essa infatti
riflette, grazie alla sua concettualità, il caos e il disordine
dominanti oggi in tutto il globo.
Possiamo così capire il vero significato dell'ossessiva ripetitività
d'immagini ormai ridotte in frantumi, che finiscono con l'assumere l'aspetto
di cumuli anonimi, di detriti; poco importa poi se si tratta di uomini,
animali o altro, mentre è chiara l'allusione ad un mondo dominato
da sconvolgimenti senza apparenti vie d'uscita.
E non a caso, emblematicamente, vengono coinvolti anche luoghi di regola
non deputati: si pensi agli animaletti che escono dai lavabi della galleria
per invadere altri ambienti, quasi un preludio a quell'ossessivo accumularsi
di “cose” che scandiscono lo spazio, trasformandolo in deposito,
muto testimone dell'umana follia.
Ne scaturisce un discorso duro e di forte impatto incentrato sulla provocazione,
poiché l'artista supera il puro momento estetico suscitando nello
spettatore una reazione emotiva che lo induca a riflettere e pensare.
Una mostra -insomma- estremamente rigorosa sul piano estetico e ben lontana
da facili compiacimenti proprio perché calata entro la dura realtà
quotidiana. Il tutto espresso con una serietà che allontana qualsiasi
sospetto di retorica
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