"KAOS", di Carmelo Fausto Nigrelli
(Presentazione dell'istallazione KAOS, agosto 2000)

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Tino Sanalitro è un architetto, uno che sa cogliere l'essenza dello spazio, che sa plasmarlo, che sa come si trasforma un vuoto in un luogo. Le installazioni di Tino sono il gesto di un levatrice che aiuta lo spazio a tirare fuori da sé quello che racchiude in grembo e, per farlo, utilizza la poesia degli oggetti della quotidianità e la eversvità dei loro accostamenti, ri-pensamenti dellle ri-significazioni che li liberano dalla schiavitù dell'utile per renderli nulll'altro che forme in mezzo alle altre forme.

Tino Sanalitro è un artigiano, uno che conosce il messaggio della fatica e che vuole trasmetterlo, uno che se ne fotte della virtualità, dell'immaterialità e che nel gesto antico e sapiente della modellazione, della pennalata, della sagomatura del fil di ferro trova il significato ultimo dell'uomo. Gli oggetti attraverso i quali il mondo virtuale vive, televisori, telefoni, radio, computer, scollegati dal cavo che li rende nodi, non restano che oggetti, forme che non comunicano che sé stesse e che il gesso immobilizza per sempre nella loro inutile eleganza.

Tino Sanalitro è un siciliano, uno che continua a covare dentro di sé il colore dei campi di grano dopo la mietitura e il calore delle fiamme che bruciano le stoppie, uno che conosce il ristoro dell'ombra di quell'unico gelso in mezzo al campo assolato e la sua evanescenza. I suoi paesaggi duri, decisi, essenziali, come solo la luce di Sicilia può rendere lembi di terra desolata, non sono mai consolatori: sono ciascuno un atto di accusa verso chi non sa fermarsi a guardarli, magari da un'area di sosta dell'autostrada.

Tino Sanalitro è un rompiscatole, uno che costringe a uscire dall'inezia, che costringe a prendere posizione. Con le sue installazioni spinge lo spettatore a uscire da (di) sé, dalla tranquilizzante autoreferenzialità per aderire al messaggio di disperazione di Kaos o di Metropolis, o ancora di Dalla parte degli infedeli, oppure per riggettarne contenuti, forme, linguaggi. Con l'uso spregiudicato e libero che fa degli oggetti, gli sbatte in faccia la servitù alle merci che segna la sua vita quotidiana; con l'accostamento di membra e pezzi di corpo umani rimarca la frattalità delle condizione umana contemporanea.

Tino Sanalitro è un artista, un un uomo che sa cogliere l'essenza delle cose e sa trasmetterle agli altri uomini senza la mediazione culturale. A pelle. Ma è un artista consapevole del suo ruolo e professa la religione dell'uomo in quanto tale contro ogni razzismo, contro ogni mutilazione, contro ogni violenza, e con la violenza della verità sbatte in faccia le facce di migliaia di uomini di tutte le razze, di tutti i colori, di tutte le culture di questo meraviglioso e drammatico mondo.