L'ambiente
rurale, fatto di campi di terra grassa, corposa, incisa da profondi solchi
d'aratro, quale memoria del passato, si contrappone all'ambiente urbano
in cui immagini di costruzioni piatte, allineate e serializzate vengono
a costituire il presente. Due orizzonti apparentemente distanti e in antitesi,
eppur allo stesso modo prolifici e vitali. Due mondi che per Sanalitro
racchiudono idealmente una storia, la parabola della vita, della creazione
alla morte/distruzione.
Un racconto per immagini che sottintende il processo di modificazione
della realtà che ha portato alla vanificazione del prodotto di
natura, all'annullamento della sua primaria specificità, per promuovere
invece una nuova naturalità: quella della moltitudine strabordante
e incombente di immagini, di oggetti secondari e di rifiuti che invadono
sempre più lo spazio in cui viviamo.
Non più incontaminato, l'ambiente si modifica, diventa un alveare
di cemento a cui anche la natura si adegua: i fiori diventano composizioni
coloratissime e fantasmagoriche di brandelli di plastica, ritagli di tessuto,
minutaglie e scarti di ogni genere. Elementi banali e d'uso comune, raccolti,
accorpati e rielaborati con pazienza artigianale, si ricoprono d'oro e
d'argento, vengono elevati alla dignità di gioielli ammantandosi
della preziosità dei doni votivi. Gli oggetti recuperati, riplasmati,
caricati di una nuova bellezza, assumono così una funzione diversa
da quella primaria, rientrando in un nuovo ciclo vitale.
Il trash prolificante, sottoposto ad una opera di manipolazione straordinaria,
esplode rivitalizzato in una sorta di inventario dei rifiuti, ribaltando
il proprio antiestetismo iniziale in una nuova struttura estetica in cui
il tradizionale concetto di bellezza non si annulla, bensì si trascende
in un diverso concetto con alla base nuove leggi e regole compositive.
"AUTO DA FE'" (atto di fede) verso la natura, ma anche "atto
di fede" verso la possibilità di trasformarsi creativamente
in ciò che il nostro mondo attuale ci costringe ad accettare.
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